Cinepsicoanalisi - sul disagio della contemporaneità

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“La psicoanalisi non si applica al cinema, come non si applica né all’opera d’arte né all’artista. Sebbene ogni artista non possa esimersi dall’interrogare quanto accade nella propria vita e nel mondo in cui vive; non certo per proporre dei modelli da seguire o una pedagogia da inculcare. L’artista, invece, mette in luce la trama di un discorso che ci coinvolge. Un discorso in cui ognuno di noi è preso come un essere vivente e sessuato, preda della passione o della follia, un discorso che si snoda come il discorso dell’Altro, ossia dell’inconscio. In tutto ciò l’artista, per dirla con Lacan, precede lo psicoanalista e addirittura gli apre la strada”.

(R.M. Salvatore, La distanza amorosa. Il cinema interroga la psicoanalisi. Quodlibet Studio, 2011)

SUL DISAGIO DELLA CONTEMPORANEITA’

Corso di cinepsicoanalisi tenuto dall’équipe dei Consultori di Psicoanalisi Applicata di Roma e dall’équipe del Ce.Cli. (www.cecli.it) presso la sede romana della Società Umanitaria: Maria Rita Conrado, Monica Vacca, Beatrice Bosi, Ezio De Francesco, Laura Rizzo, Paola D’Amelio, Céline Menghi, Giuseppe Matano, Luisa di Masso, Laura Storti, Francesca Carmignani, Anna Rosa Amati

Il tema scelto per quest’anno ci è stato suggerito da Elena Cordaro, responsabile della sede romana della Società Umanitaria, a cui siamo veramente grati perchè con la sua proposta ha sciolto i nostri indugi rispetto all’affrontare alcune tematiche relative al disagio. Nel mondo contemporaneo si preferisce parlare di “benessere”, non di disagio.  Non è un caso  se in piena crisi economica, ciò che quasi non conosce crisi sono i così detti  “centri benessere”.  Innumerevoli sono ormai le pratiche del “benessere” con cui si tenta di fare fronte a un disagio in realtà sempre più diffuso, sempre più endemico.

Poi, accade che la cronaca ci metta di fronte all’ennesimo caso di follia omicida, o femminicida o del suicidio di un bambino di dieci anni e ciò che si registra nei testimoni è lo sgomento, lo spiazzamento, la sorpresa rispetto a qualcosa che non si poteva o non si voleva vedere. 

L’imperativo del post-capitalismo avanzato è di godere, godere degli oggetti di consumo, e più la crisi economica impazza più questo imperativo si fa assoluto.  Ma l’imperativo è anche quello di godere di qualunque esperienza come se si trattasse di un oggetto di consumo, anche la relazione con l’altro. Se l’altro non “soddisfa”, non funziona subito come vorremmo o non corrisponde esattamente alle aspettative ideali, lo si abbandona per cercare un altro che dia più soddisfazioni, così come si può cambiare una macchina, un computer o un cellulare. 

 In questo clima di legame sociale violento e sempre più frantumato dai meccanismi di un’economia impazzita, in cui i soggetti vengono spinti a un godimento autistico che li lascia soli e ripiegati su loro stessi e sulla loro disperazione,  parlare di disagio psichico è diventato uno scandalo. 

Ciò che il mercato vuole sono dei consumatori, funzionanti e allineati con le esigenze dei meccanismi di produzione e consumo di oggetti. E in questo quadro il disagio soggettivo non può che essere inteso come un fastidio, un disfunzionamento comportamentale da misurare oggettivamente e cancellare, oppure da  segregare  con misure coercitive e “custodiali” (vedi i recenti tentativi di revisione della legge 180) . Il tutto con la complicità dello scientismo dilagante, servo fedele del capitalismo e delle multinazionali farmaceutiche.

 A questo funzionamento la psicoanalisi non ci sta. Almeno la psicoanalisi lacaniana. E’ stato proprio Jacques Lacan, a partire dalla sua rilettura di Freud, a mettere in luce il fatto che il discorso psicoanalitico non può esistere se non come il rovescio del discorso dominante (Jacques Lacan, Il Seminario, libro XVII, Il rovescio della psicoanalisi, Biblioteca Einaudi, Giulio Einaudi editore, Torino, 2001). Ma se un tempo il discorso dominante si sosteneva sugli ideali, che potevano essere politici, sociali, culturali, e sulle strutture e infrastrutture che ne conseguivano,  il discorso dominante di oggi è tou-court quello capitalistico che non facendo più riferimento  al simbolico punta alla cancellazione della soggettività umana una volta per tutte. 

Per questo motivo la psicoanalisi oggi rappresenta il sintomo di questa società, la psicoanalisi sta lì come il sasso nella scarpa di questa società, ed è ancora pronta a perorare la causa del soggetto, la causa della sua singolarità e della sua irripetibilità. E gli psicoanalisti, se sono tali e non collaborazionisti al servizio del potere del mercato, oggi devono battersi perchè al disagio psichico, al sintomo soggettivo, si possa continuare ad attribuire il suo valore, quello  di ritorno di una verità rimossa  così come di invenzione soggettiva  per far fronte al reale che incombe. Con il termine reale non intendo semplicemente la realtà ma tutto ciò che dell’esperienza umana resiste ad essere rappresentato tramite il linguaggio.  Il sintomo, analiticamente inteso, non rappresenta altro se non quella soluzione di compromesso che il soggetto si è dato per poter sopportare e potersi confrontare con il reale della vita, della sessualità e della morte. Ognuno genera il proprio sintomo con il tessuto che la sua storia gli ha fornito. Ognuno, se lo desidera, deve poter essere messo nella condizione di interrogarlo, di  lavorarlo, smontarlo o trovarne uno più adatto a sé. Perché tentare di  cancellarlo, segregarlo  o metterlo a tacere è tentare di mettere a tacere l’essere umano in quanto tale.

Questo è il nostro taglio, ed è ciò con cui vi proponiamo di guardare e di leggere questi sei film in programma che ci saranno di insegnamento riguardo ai “disagi” odierni e ci stimoleranno a uno scambio e a una riflessione su una serie di problemi molto concreti, che ci toccano tutti da vicino, problemi soggettivi ma anche sociali, economici e politici. Perché il taglio psicoanalitico non segrega l’individuo nella così detta psicopatologia ma lo coglie sempre lì dove la sua soggettività si incrocia con il mondo.

Maria Rita Conrado

 

Per tutti i dettagli fare il download della programma in allegato.

Consultori di Psicoanalisi Applicata (C.ps.A). C.F. 07683051002